Ciao Ibra, noi andiamo in semifinale

Goduria. Goduria assoluta. Il derby è l’unica partita, oltre a quella con i gobbi, ...


Goduria. Goduria assoluta. Il derby è l’unica partita, oltre a quella con i gobbi, per la quale godo di più a vincere all’ultimo secondo, anche giocando male, rispetto alle altre volte in cui non avere la certezza del risultato mi logora per tutti i novanta minuti più recupero. E sapere che Milano torna a tingersi di neroazzurro, accantonando quel bruttissimo accostamento cromatico simbolo di quegli altri, è una gioia incontenibile.

Quest’anno, poi, vederli ricoprire il primo posto in classifica mi infonde un grande senso di rabbia e frustrazione, differente da quel periodo berlusconiano in cui sì vincevano, ma quantomeno lo facevano schierando in campo formazioni stellari e non una compagine mediocre come quella vista anche ieri sera a San Siro. Una squadra sì mediocre, ma che quest’anno ci ha già messo in difficoltà in campionato e che ora ci riprova in questo turno di eliminazione diretta di Coppa Italia. E ci riesce, tanto che il primo tempo è più a tinte rossonere che neroazzurre. 

Anche se non c’è un vero e proprio dominio del campo, infatti, è il Milan a creare le occasioni più pericolose prima con Leao e poi con Diaz che sfiora una sponda di testa del solito Ibrahimovic, sul quale aprirò una parentesi più avanti. Dopo un’occasione creata dal nostro Lukaku, bravo a farsi trovare in area e a concludere sul primo palo dopo essersi smarcato da Romagnoli, per poi vedersi respingere il tiro da un bell’intervento in spaccata di Tatarusanu, schierato in sostituzione di Donnarumma, è infatti la seconda squadra di Milano a passare in vantaggio. E lo fa, puntualmente, con il loro uomo che più detesto, lo svedese nostro ex.
Sul gol niente da dire, lui è sicuramente un fenomeno capace di trovare gli angoli di tiro più remoti (in questo caso, un rasoterra che prima di finire in rete si stampa sul palo alla destra di Handanovic) e Kolarov non è (e non può essere!) un difensore centrale adibito alla sua marcatura, ma mi domando come si possa preparare una sua marcatura in questo modo... Vabbè, uno a zero per loro e io che nel frattempo schiumo di rabbia seduto sul mio divano di casa. Se solo fossi stato a San Siro quantomeno mi sarei sfogato!

Cinque minuti dopo andiamo anche vicini al pareggio, con Sanchez che di testa si fa ribattere una palla sulla linea dal duo Romagnoli-Tomori, ma la vera sliding door della partita avviene allo scadere del primo tempo, quando il nostro stesso attaccante belga, dopo un’azione in cui subisce praticamente cinque falli in dieci metri di corsa, finisce per innervosirsi e reagire. A quel punto, nonostante le proteste fossero rivolte al capitano dei rossoneri, interviene quel codardo di Ibra che, a distanza, proferisce delle parole che a risentirle oggi a freddo fanno ancora più rabbia. Da lì parte la zuffa, con Lukaku infervorito, nessuno in grado di contenerlo e un’inevitabile fronte a fronte con lo svedese che costa il cartellino giallo a entrambi. “Go do your vodoo shityou little donkey” (letteralmente “vai a fare le tue *** voodoo, asinello”) è l’offesa che gli lancia, e che si riferisce a un episodio della carriera del belga nel quale, per alimentare i veleni nei suoi confronti, il presidente dell’Everton aveva fatto girare la voce che il suo trasferimento al Chelsea fosse dovuto ad una previsione vodoo della madre. Insomma, una calunnia e pure con fondamenti razzisti vista l’origine congolese della famiglia, che addirittura fece muovere il giocatore verso un’azione legale. 

L’episodio, oltre a rappresentare la migliore cartolina per lo scorrettissimo Ibra, fortunatamente fa scattare la molla nella testa del nostro attaccante che da quel momento diventa come un toro nell’arena. E così, con a traino tutta la squadra, finiamo il primo tempo e ricominciamo la ripresa con il piede puntato sull’acceleratore producendo una serie di occasioni pericolose per la porta del Milan. Prima Brozovic, poi Sanchez, poi lo stesso Lukaku bloccato all’ultimo da Tomori dopo l’ennesimo assist della stagione di Hakimi, arrivano vicini al pareggio. Ma la nostra occasione migliore arriva al 58’, quando il loro svedese, già ammonito, rincorre nervosamente Kolarov a centrocampo commettendo il secondo fallo decisivo. Cartellino rosso... vattene a casa Ibra!

Ora possiamo davvero fare la differenza, e infatti la facciamo: prima Perisic di testa va vicinissimo al gol e poi Barella, subentrato in area, esegue una splendida finta di corpo che costringe un avventato Leao al fallo. Rigore per noi più che meritato, Lukaku sul dischetto e....GOL! Finalmente il pareggio, non ne potevo più.

I minuti che ci separano al fischio finale sono un vero e proprio tiro al bersaglio, con il loro Tatarusanu che si esalta e non fa assolutamente rimpiangere il portiere titolare. Io nel frattempo sono letteralmente mangiato dall’ansia e già mi prefiguro il protrarsi della partita allo stesso modo, con la loro porta maledetta e con noi che siamo costretti ad arrivare fino ai calci di rigore (si, la mente di noi tifosi è esattamente così contorta e pessimista, tutti voi potrete confermarmelo).

E invece, quando tutto sembrava andare alla stessa maniera, ecco che al 97’ minuto arriva una punizione per noi dal limite dell’area che il subentrato Eriksen spedisce sotto l’incrocio dei pali. Se Tatarusanu avesse parato anche questa, giuro, avrei tirato la tv dal balcone. E invece è da ieri sera che continuo a godere come un riccio, soprattutto se penso all’umore di Ibra di oggi.... Ciao caro, noi ce ne andiamo in semifinale, tu pensa a guardarti alle spalle che stiamo arrivando anche in campionato.

Sempre Forza Inter.

Avv. Nicola Bruno