Dieci punti in 5 giornate ... più carbone che regali

In questo Natale così particolare oltre alle solite vicende lavorative mi sono promesso di ...


Perdonate l’assenza su questo blog, ma in questo Natale così particolare oltre alle solite vicende lavorative mi sono promesso di dedicarmi al solo relax... capirete quindi che parlare di Inter mi rimaneva estremamente difficile, visto e considerato che la sola parola mi fa uscire il cuore dal petto e avvia un processo inarrestabile nel mio cervello fatto di ricordi, emozioni, speranze e aspettative future. Insomma, la pazzia neroazzurra mi contagia e mi fa essere tutt’altro che tranquillo!

In ogni caso mi ritrovo oggi ad analizzare l’ultimo ciclo di partite di Serie A iniziato il 20 dicembre in casa con lo Spezia e conclusosi ieri con lo scontro dell’Olimpico contro la Roma, cinque partite che ci hanno portato, a mio parere, dieci punti amari. Amari perché, ad eccezione dello straripante 6 a 2 inflitto ad un più che modesto Crotone, non ci hanno mostrato un’Inter in completo dominio degli avversari. Ci hanno confermato che nelle difficoltà (che onestamente non vedo accentuarsi con il passare del tempo) la squadra riesce quasi sempre a portare a casa il risultato quando parliamo di avversarie modeste, ma ci lasciano un bottino vuoto (o quasi) quando l’asprezza del match è più elevata.

Lo ha fatto a Milano contro lo Spezia, prendendosi il primo tempo di riposo per portarsi in vantaggio nella ripresa, lo ha fatto a Verona, facendosi pareggiare il gol di Lautaro per poi vincere grazie ad un’incornata di Skriniar mentre, come anticipato, non ha avuto problemi con la squadra calabrese arrivata ad inizio anno a San Siro, dove comunque eravamo partiti in svantaggio e chiuso il primo tempo con due gol per parte.

Significativa si è dimostrata la trasferta di Genova contro la Sampdoria del difficile Claudio Ranieri: nonostante l’assenza di Lukaku e il conseguente inserimento del cileno Sanchez a fianco di Lautaro Martinez, reduce quest’ultimo da quattro goal nelle ultime due uscite, iniziamo la partita con il piede sull’acceleratore, producendo due conclusioni larghe di poco e arrivando a conquistare un calcio di rigore già al decimo del primo tempo. Come nei peggiori incubi, però, l’errore dal dischetto proprio di Sanchez e il conseguente palo colpito da Young giunto per primo sulla ribattuta ci hanno proiettato verso un assurdo blackout di gioco che ci ha catapultato, dopo una serie di eventi, alla fine del primo tempo con un doppio svantaggio siglato, ironia della sorte, da due nostri ex. A nulla è valso l’ennesimo gol di testa di uno dei nostri centrali difensivi, in questo caso De Vrij, per salvarci dalla prima sconfitta nelle ultime 11 partite di campionato.

Una battuta d’arresto, insomma, arrivata a valle di una serie di discreti risultati e sufficienti prestazioni... sicuramente non le migliori premesse per presentarci alla sfida di Roma contro la squadra giallorossa, reduce da una serie di risultati positivi e, soprattutto, squadra che sembra aver delineato una sua filosofia tecnico-tattica e aver raggiunto una continuità degna del terzo posto che detiene tuttora in classifica.

E infatti abbiamo assistito ieri ad una partita equamente divisa tra meriti e demeriti, lodi e critiche, fasi offensive e momenti dove rifiatare cercando di minimizzare i danni. Partiamo meglio noi, con due occasioni create la prima da uno spunto di Lautaro e la seconda con la solita prepotente fame di gol di Lukaku, abile nel farsi trovare smarcato per un colpo di testa a due metri da Pau Lopez che compie un vero miracolo di tecnica e riflessi. Poi però interviene Veretout a recuperare un pallone spinto nella trequarti giallorossa da Barella e a riportarlo nella nostra metà campo, verticalizzando per Dzeko che riesce subito a spostare centralmente fino ad arrivare al tiro di Lorenzo Pellegrini che, deviato sfortunatamente quanto basta, si insacca rasoterra alla destra di Handanovic. Siamo in svantaggio, e ci rimaniamo fino al termine del primo tempo nonostante una buona occasione creata da Vidal che termina fuori di poco.

Nel secondo tempo, però, rientra in campo un’Inter diversa, più organizzata e soprattutto vogliosa di dimostrare di meritare il distacco in classifica con la squadra di Fonseca. E infatti cominciamo letteralmente a bombardare la porta di Pau Lopez, prima con Lukaku, poi con Brozovic e dopo con una pericolosissima occasione di Lautaro che spedisce addosso al portiere spagnolo una splendida intuizione del suo compagno di reparto belga disturbato, però, da un intervento di Ibanez che a mio parere era da rigore. Ammetto di aver urlato un decisamente troppo davanti alla televisione, ma fortunatamente la mia rabbia è svanita dopo pochi minuti visto che sugli sviluppi di un calcio d’angolo ci pensa il solito Skriniar a spiccare di testa e a infilare la palla dove il portiere della Roma non può assolutamente arrivare. È pareggio, e finalmente mi calmo un po’ (ma non troppo).

Mi calmo anche perché continuiamo a giocare praticamente solo noi, pressando la loro mediana e impedendo al giovane (e aggiungo bravo) Villar di costruire la solita bassa ripartenza della Roma. Continuiamo anzi a presentarci al tiro, con il treno Hakimi che sulla fascia destra macina costantemente il campo mettendo in estrema difficoltà Spinazzola. È infatti il terzino marocchino a capitalizzare una bellissima ripartenza, facendosi trovare pronto ad un nostro giropalla ben architettato e, dopo essere rientrato sul suo piede debole, a spedire di sinistro a giro la palla sotto l’incrocio dei pali. Rimonta completata, estasi assoluta, e un pizzico di nostalgia di quando questo vantaggio lo celebravo di persona in quella che per me è sempre stata la “trasferta” più semplice della mia vita da abbonato: quella allo Stadio Olimpico.

Come spesso accade da tanti, troppi anni a questa parte, ad una conferma della nostra forza e superiorità segue un vero e proprio cortocircuito, facilitato questa volta dalle sostituzioni di mister Conte che toglie dal terreno di gioco Vidal, Lautaro e (soprattutto) Hakimi per Gagliardini, Perisic e Kolarov. Una scelta incomprensibile, mossa da un allenatore che per primo dovrebbe trasmettere alla squadra forza e solidità e che invece si traduce nell’immaginario comune, tifosi in primis, come una mossa iperdifensivista. Mossa che tutti noi tifosi sapevamo da subito ci sarebbe costata cara.

Da quel momento, di fatto, spariamo dal campo e pensiamo soltanto a barricarci dal totale controllo di gara della Roma. Purtroppo, non ci riusciamo come vorremmo, e dopo una serie di occasioni ci pensa il centrale difensivo Mancini a spizzare un cross dalla destra di Villar e a pareggiare i conti a 5 minuti dallo scadere. La partita finisce quindi 2 a 2, e al fischio finale ammetto di aver provato sollievo più che rammarico, nonostante parte della gara l’abbiamo di fatto dominata.

Proprio per questo ritengo che nell’ultimo periodo le festività ci abbiano portato più carbone che regali, perché forse una nota positiva la si può trovare soltanto in qualche frazione di gara disputata qua e la, come ad esempio metà secondo tempo in casa della Roma. Mi reputo quindi un po’ sconcertato in vista di questo girone di ritorno... senza sottovalutare però l’impegno in Coppa Italia che ripartirà già dopodomani in casa della Fiorentina.

Tra le note positive di questo periodo ci inserisco la conferma di Lukaku, il riscatto di Lautaro, la solidità del nostro duo difensivo e, soprattutto, la vera e propria esplosione del nostro laterale destro: Hakimi sta davvero dimostrando di rappresentare una categoria di giocatore superiore rispetto ai suoi colleghi di Serie A, e sono sempre di più le occasioni che nascono o vengono capitalizzate dal suo inesauribile lavoro. Tra le note negative, purtroppo, non posso non citare nuovamente le decisioni di Antonio Conte, l’assenza di risultati importanti quando servono, e la sua mancanza di sincronia con il popolo neroazzurro. Tutti elementi che ci hanno proiettato nella seconda metà del suo secondo anno sulla nostra panchina senza averci mai definitivamente conquistato e, soprattutto, senza ancora un’impostazione di gioco chiara e definita.

Non ci resta molto da dire... stringiamoci tutti intorno alla nostra Inter e ricordiamoci chi siamo!

Avv. Nicola Bruno