Perdere un derby... una sensazione che avevo dimenticato

Mi ritrovo qui, di lunedì, a scrivere di una sensazione che purtroppo non provavo ...


Mi ritrovo qui, di lunedì, a scrivere di una sensazione che purtroppo non provavo da diverso tempo: la delusione e la rabbia provocate dalla sconfitta in un derby. Era infatti da quattro anni e mezzo che non mi sentivo così frustrato davanti ad un risultato che, in termini di organico e ambizione delle due squadre in campo, reputo imbarazzante.

Per carità, la stracittadina è sempre una partita a sé, che meno delle altre rispecchia i valori effettivi delle due compagini. Se vogliamo trovare un’altra attenuante va anche detto che per le modalità, il clima, e, ovviamente, la secondarietà della sua importanza rispetto agli altri attuali problemi che coinvolgono il Paese (e tutto il mondo), questo campionato di Serie A sta assumendo connotati sempre più paradossali.

È tutto vero, è tutto legittimo, ma il modo in cui è arrivata questa sconfitta sabato mi lascia davvero l’amaro in bocca. Non è possibile che un allenatore come Conte, che nell’estate ha visto esaudirsi di ogni sua volontà da parte della dirigenza, non sappia gestire un organico come quello attuale dotato di un potenziale che l’Inter non possedeva davvero da diversi anni.

Pronti, partenza e via e in un quarto d’ora la partita era già finita con il solito, incredibile, Ibra. Certo ci si è messo anche Kolarov, un vero e proprio fantasma rispetto a quello visto con la Roma di due anni fa (anche qui, sarebbe da capire chi e perché ha voluto fortemente investire su questo discutibilissimo ingaggio), ma più in generale la colpa della doppietta dell’ex si deve ad un approccio alla gara troppo soft, che il Milan ha saputo sfruttare capitalizzando al massimo una rosa che, continuo a ripetere, è nettamente inferiore alla nostra.

E nonostante siamo riusciti a rientrare in partita prima della mezz’ora con Lukaku, vero predicatore nel deserto, mi sento di dire che non ho visto nessuno sforzo per far sì che questo derby venisse effettivamente ribaltato nel risultato. Qualche costruzione maggiore di gioco, qualche timido avvicinamento alla porta presidiata da Donnarumma (soprattutto grazie al sopracitato belga, a Lautaro e al – grandissimo – neoacquisto Hakimi sulla fascia), ma niente di veramente sostanzioso. Niente, insomma, che possa spingere noi tifosi a provare il benché minimo orgoglio per quanto visto sul terreno di gioco.

Non c’è mai continuità, non si vede un percorso chiaro e condivisibile di costruzione tattica, non c’è un gioco convincente, e non c’è neanche più la possibilità di trainare la squadra tifando allo stadio... come sempre l’unica cosa che ci rimane è sperare in una reazione che, per fortuna o purtroppo, può presentarcisi già mercoledì nel maggiore scenario europeo che questo sport mette a disposizione: la prima partita del girone di UEFA Champions League, contro i temuti tedeschi del Borussia Mönchengladbach.

Speriamo di potermi ricredere, ma in un girone di ferro come il nostro già questo scontro potrebbe voler dire molto. E quindi forza Inter, rialziamoci tutti insieme, una volta per tutte!


Nicola Bruno